CINEPOSTER | MILK

A colpire nel poster del biopic di Van Sant è il respiro luminoso del viso virile: è come se, dopo una lungo periodo di incubazione e di convalescenza, il protagonista si fosse riappropriato dell’espressività dei propri lineamenti, potesse distenderli nel sorriso liberatorio; il portone dell’edificio in stile gotico dietro le sue spalle, avvolto dalla nebbia di un passato lontano, si è forse spalancato consentendogli di uscire dalla prigionia e di ritrovare luce del sole e speranza. Dove guarda e chi lo attende fuori da quella soglia? Chi condivide il medesimo destino e vede nel radioso ottimismo di un volto la possibilità di una rinascita, la folla dei reietti, dannati e belli, raccontati spesso dall’autore di Elephant. Il titolo e il cartellino sul panciotto specificano l’identità del primo uomo politico statunitense dichiaratosi gay, Harvey Milk. di cui probabilmente il film intende mettere in scena gli anni del riscatto e della battaglia per i diritti calpestati: dietro il coraggioso difensore degli omosessuali fa capolino il sogno americano esteso alle minoranze e la natura di un Paese capace di nutrire con entusiasmo i propri ideali e di riscoprirli quando li sente traditi. Milk almeno se si confronta il manifesto con il ritratto dell’adolescente rannicchiato nella felpa della locandina italiana di Paranoid Park, parte dall’intento di dare dignità e cittadinanza politica all’emarginazione, encomiandone i paladini, scovati negli archivi della Storia più recente.
di Augusto Leone